Dopo aver praticamente aperto la strada al mercato nuovo degli smartwatch, per qualche tempo i braccialetti smart si sono trovati in disparte. Salvo tornare al centro dell’attenzione grazie ai recenti tracker con GPS integrato.
Spesso infatti, questi dispositivi sono stati considerati solo alternative ai più costosi wearable o anche solo per provare le nuove opportunità prima di procedere a un investimento maggiore.
Grazie all’evoluzione tecnologica e alla varietà di esigenze oggi presenti sul mercato però, il settore è in ripresa. La comparsa dei display a colori a ridato nuova vita a una categoria di prodotto forse troppo in fretta pensata come rivolta ai meno appassionati di tecnologia.
Soprattutto, una opzione come il GPS integrato, fino a poco tempo fa prerogativa degli smartwatch più costosi, ha contributo a definire una nuova fascia di utenti per niente trascurabile.
L’offerta è per la verità ancor piuttosto limitata. Il tracker con GPS integrato è tuttavia una novità recente e solo l’attenzione prontamente mostrata dai principali nomi del settore è di per sé un segnale indicativo di un mercato destinato a crescere.
Garmin: nato dalla passione per lo sport
Una delle migliori dimostrazioni è la presenza di Garmin, tra gli specialisti del supporto all’attività sportiva, la destinazione d’uso principale di un tracker con GPS. La prospettiva di poter infatti registrare un allenamento senza doversi per forza portare appresso lo smartphone è una prospettiva per molti interessante.
Praticità e peso ridotto del tracker completano il quadro al quale vívosport si adatta a perfezione con uno schermo di 9,6 × 19,2 mm e una risoluzione di 72 × 144 pixel.
Quanto basta per avere al polso tutto quanto possa servire durante una giornata, con particolare attenzione ai momenti più impegnativi.
L’esperienza Garmin permette di mettere al servizio degli utenti la tecnologia Elevate per la rilevazione della frequenza cardiaca al polso ampiamente sperimentata su diversi modelli.
Oltre alle funzioni di base per un tracker, conteggio passi, distanza percorsa e calorie bruciate giornalieri, è ormai lecito attendersi anche calcolo dei minuti di intensità settimanali e piani di scale saliti. Senza naturalmente dimenticare le immancabili notifiche per messaggi e chiamate dallo smartphone.
Per andare oltre, Garmin punta soprattutto sul proprio ecosistema, a partire dalla funzione HR Braodcast per condividere la rilevazione cardio con altri strumenti dello stesso marchio. Oppure, la comodità di un comando a distanza per la propria action cam Virb.
Per i più appassionati inoltre, la possibilità di tenere il conto delle ripetute e i tempi di recupero durante un allenamento in palestra
La leggerezza rende i tracker adatti anche ad attività come il nuoto. Lecito quindi attendersi pieno supporto di categoria 5 ATM, vale a dire la capacità di resistere alla pressione dell’acqua fino a 50 metri di profondità.
Compattezza significa inevitabilmente scendere a qualche compromesso con l’autonomia. Solo in parte compensata da un display più piccolo rispetto agli smartwatch, senza l’uso del GPS arriva a una settimana. Altrimenti, inevitabilmente non si va oltre le otto ore, in linea però con l’intensità media di sette giorni di allenamenti.
Rispetto a un tracker tradizionale, il prezzo naturalmente sale. Aspetto però interessante, in genere al di sotto di smartwatch con funzioni almeno dello stesso livello. Per il vívosport, il prezzo ufficiale è di 109,99 euro.
Fitbit, il movimento per il benessere
Diverso il percorso seguito da Fitbit, molto più orientato al benessere fisico e partito quindi dal monitoraggio dei parametri legati all’attività giornaliera. Sfociato però nel tempo in una configurazione molti simile, riassunta in Charge 4.
A prima vista, emerge subito una differenza importante. Il display è infatti monocromatico, o quasi, nel senso di presentare solo variazioni di grigio, a occupare praticamente tutta la dimensione della cassa di 35,8 × 22,7 × 12,5 mm.
Unico compromesso però, in un catalogo funzioni invece particolarmente ricco. Non tanto per la presenza scontata del sensore per frequenza cardiaca, del conteggio di passi, distanza e scale effettuate nel corso della giornata, ai quali si affianca la sorta di sintesi dei Minuti attivi diventati orma il più recente indicatore simbolo di Fitbit.
Un prima differenza è proprio sulla registrazione delle attività sportive. Oltre a poter impostare obiettivi e ricevere i relativi promemoria, in combinazione con l’analisi del sonno scaturisce un quadro completo dello stato di salute. All’occorrenza, proponendo esercizi di respirazione guidata per ottenere il necessario relax.
In più, diverse funzioni forse non indispensabili, ma all’occorrenza certamente utili. Dal sistema di pagamento contactless Pay, alla connessione diretta a un eventuale account Spotify, fino all’opzione tutta femminile di supporto al ciclo periodico.
Garantita anche in questo caso la resistenza all’acqua fino a 50 metri, così come l’autonomia dichiarata di una settimana (con si ore di GPS attivo), Charge 4 rischia però di trovarsi penalizzato anche per il prezzo di 149,99 euro.
Samsung, forme ambiziose
Nella sfida dei tracker con GPS non nasconde le ambizioni anche Samsung. Il Gear Fit 2 Pro infatti, nella versione Large con display di 1,5”, con risoluzione di 216 × 432 pixel, non sfigura certamente.
A partire proprio dallo schermo a colori, reso particolare dalla curvatura del vetro. Oltre all’indiscusso effetto estetico, a favore della praticità soprattutto durante l’attività sportiva. Anche in questo caso, la destinazione d’uso principale.
In questo contesto sono infatti inserite anche le letture dei valori giornalieri, per ricavare dalla relativa analisi un insieme di statiche sullo stato di forma e di salute in generale, accessibili via app.
Particolare l’utilizzo del GPS applicato alla funzione MapMyRun. Oltre a registrare durata, distanza, ritmo, velocità e frequenza, collegato alla rete Wi-Fi segue l’allenamento registrato sulla mappa del dispositivo connesso. Le schermate inoltre, sono personalizzabili.
Sempre sull’argomento sport, disponibile anche la connessione diretta a Endomondo. Commuity di appassionati, anche se non tra le più diffuse in Italia, dove tra l’altro è possibile preparare piani di allenamento.
Con la parte di 2 GB disponibili nella memoria interna come lettore musicale, Gear Fit 2 Pro paga leggermente pegno sul fronte dell’autonomia, dichiarata a 4 giorni.
Il vero problema però, probabilmente ragione di una certa difficoltà al reperirlo in commercio, anche online, è da individuare nel prezzo intorno ai 220 euro.
Huawei, piccolo e agguerrito
Esattamente in direzione opposta invece, la strategia Huawei, il cui Band 4 Pro ha un prezzo di listino ufficiale di 59,90 euro. All’apparenza, con poche rinunce.
Il principio di fondo resta quello di un tracker con GPS. Quindi, grande attenzione anche a contenere le dimensioni, in 45 × 19 × 11 mm, con un display AMOLED a colori da 0,99” per una risoluzione di 240 × 120 pixel.
Considerando la natura del dispositivo, con il profilo della cassa trascurabile se non quasi come ingombro, significa libertà pressoché totale di movimento durante l’attività fisica, anche se le dimensioni sono inferiori alla media
Huawei però, punta molto anche sull’utenza più tradizionale, non necessariamente appassionata di sport. In modo particolare i più giovani, offrendo loro un catalogo di quadranti insolitamente ricco per il tipo di prodotto.
Questo non mette naturalmente in secondo piano il corredo completo di funzioni disponibili, dal rilevamento dei parametri durante la giornata, fino all’analisi del sonno e relativi consigli per ottenere il meglio dal riposo.
Dove però Band 4 pro punta decisa a fare la differenza è una caratteristica inedita per i tracker, e anche per buona parte degli smartwatch, la rilevazione del valore SpO2.
La saturazione nel sangue riflette l’apporto di ossigeno al corpo umano. Il sensore dedicato supporta la misurazione single-time del livello di SpO2, utile in diverse situazioni, dallo sport sotto sforzo, fino alla vita quotidiane. Importante ricordare, si tratta sempre di valori indicativi, non certificabili dal punto di vista medico.