Industria 4.0 è al cospetto della transizione verde, che significa una sostanziale convergenza dei temi della transizione digitale con quella ecologica. Il tema è al centro del nuovo Osservatorio MECSPE di Senaf (BolognaFiere, 10-12 giugno) sul primo trimestre 2021, presentato in occasione della Milano Digital Week, durante il virtual talk “MECSPE – La Fabbrica senza limiti, digitale e sostenibile: il ruolo delle imprese nella trasformazione delle città, all’insegna della transizione “verde” 4.0”.
Un confronto con consulenti, mondo universitario e storie imprenditoriali di eccellenza per indagare come la trasformazione digitale e un’industria sempre più green e sostenibile ricoprano in questa fase un ruolo di primo piano nello sviluppo del sistema economico nazionale.
All’evento, moderato da Alessandro Marini, Senior Advisor AFIL, hanno preso parte Laura Rocchitelli, Presidente & Ceo di ROLD, Roberto De Miranda, Membro del Comitato Esecutivo di ORI MARTIN, Serena Sgarioto, Innovation Manager ECOPNEUS, Silvia Piardi, Prof. Ordinario Dipartimento di Design, Politecnico di Milano, Gennaro Durante, Ceo & Founder Fore Thinking.
L’indice di fiducia degli imprenditori
L’analisi dell’Osservatorio MECSPE sul I trimestre 2021 mostra segnali di miglioramento rispetto alla precedente indagine di luglio 2020. Gli imprenditori italiani continuano a credere in se stessi, con un indice di fiducia generale che posiziona il loro stato d’animo, in una scala da 1 a 9, su un livello “medio” rispetto allo scenario attuale. La situazione personale, infatti, è giudicata sufficiente, con più della metà del campione che si mostra soddisfatto dell’andamento della propria azienda (54%, rispetto al 35% di luglio 2020), mentre più di 6 imprenditori su 10 ritengono che l’attuale portafoglio ordini sia adeguato ai livelli di sostenibilità finanziaria della propria azienda. Una percentuale totalmente ribaltata rispetto al sentiment registrato lo scorso anno, quando il 62% aveva risposto negativamente alla stessa domanda.
Se si guarda ai fattori esterni all’azienda, invece, l’indice diminuisce gradualmente: da un livello 6 di fiducia per l’andamento del proprio settore e per loscenario economico internazionale (entrambi al livello 5 a luglio 2020), la fiducia passa al livello 5 per lo scenario economico del nostro Paese e a livelli ancor più bassi in riferimento alla situazione occupazionale e allo scenario politico italiano (entrambi al livello 4, e rispettivamente ai livelli 4 e 3 nella precedente rilevazione di 8 mesi fa).
Nella programmazione politica relativa a misure di sostegno e d’incentivazione del sistema imprenditoriale, tra gli assi di sviluppo su cui sarebbe più opportuno puntare, le imprese del manifatturiero italiano hanno pochi dubbi: il 36% sceglie la detrazione per l’acquisto di macchinari e beni strumentali; il 22% indica in generale l’industry 4.0, il 15% la formazione del personale, l’11% l’internazionalizzazione.
Fabbrica digitale e sostenibile
Il processo di trasformazione industriale oggi si muove nella direzione della sostenibilità. Nonostante le difficoltà del periodo, negli ultimi mesi il 31% delle aziende intervistate dichiara che la sensibilità al tema è aumentata e di avere implementato processi volti alla sostenibilità nella propria azienda. Tra gli aspetti su cui le imprese stanno puntando maggiormente, al primo posto c’è la riduzione dei consumi (42%), ma anche l’attenzione all’inquinamento e all’impatto ambientale (36%), insieme ad un orientamento crescente verso l’eco-sostenibilità dei prodotti (17%).
Investimenti in ricerca e innovazione
Nel piano per il 2021, le aziende dichiarano che investiranno in ricerca e innovazione, ambito che si conferma ancora una volta fondamentale per reagire alla crisi. Un quadro che coinvolge per il 52% i rispondenti intenzionati a destinare entro l’anno una quota fino al 10% del proprio fatturato (era il 46% a luglio 2020),mentre il 19% si spingerà oltre, tra l’11% e il 20%. Analizzando nel dettaglio le tecnologie su cui ci si orienta maggiormente, in testa ritroviamo il ruolo primario della sicurezza informatica (22%), seguita dalla robotica collaborativa (19%), produzione additiva (17%) internet of things (16%), cloud computing (13%), simulazione e intelligenza artificiale (10%), Big data al 9% e realtà aumentata/virtuale e materiali intelligenti all’8%. In coda lenanotecnologie, introdotte entro l’anno solo dal 4% delle imprese campione.
Formazione: le competenze più richieste
Gli investimenti in formazione rappresentano per gli imprenditori la migliore strategia per valorizzare il capitale umano in azienda (45%), ma secondo il 38% è altrettanto utile favorire la motivazione e la soddisfazione dei dipendenti con servizi dedicati.
I giovani restano un asset molto importante su cui puntare. Malgrado, infatti, le perplessità e la scarsa fiducia mostrate a livello generale sullo scenario occupazionale, il 56% dei rispondenti all’indagine ha confermato di avere assunto nell’ultimo anno giovani under 35, giudicati i più indicati a rispondere in questo momento alla rapida corsa dei processi digitali della fabbrica: il 27% sta valutando di introdurre giovani specializzati nel campo delle tecnologie 4.0 provenienti da ITS o Università, ma con già un minimo di esperienza lavorativa. Il 16%, inoltre, sta valutando di assumere giovani anche senza una precedente formazione scolastica o lavorativa, predisponendo però percorsi formativi specifici interni, mentre il 13% sta predisponendo percorsi formativi interni ai giovani già dipendenti dell’azienda.
Le competenze oggi più ricercate in fase di assunzione riguardano in primis la capacità di lavorare in gruppo (28%), insieme alle skill sviluppate sul frontevendita e post-vendita e nell’utilizzo e programmazione di macchine CNC (entrambe indicate dal 25% delle aziende). Servono capacità anche nell’assistenza tecnica e manutenzione (21%) e nel marketing digitale (17%). L’8% guarda anche a figure con expertise rivolte alla sostenibilità ambientale/economia circolare e il 7% alla prototipazione rapida.