Il Surf The Change Tour con cui TeamSystem porta in Italia la trasformazione digitale ha toccato Montecatini Terme.
Si è parlato di cosa si deve fare concretamente in ambito professionale e industriale: dematerializzazione, fatturazione digitale, cambiare i processi aziendali nella direzione di Industria 4.0. Tanti esempi pratici e di utilità per le oltre duecento persone fra imprenditori e i partner presenti in sala. E un concetto di base: siamo tutti fautori e partecipi della trasformazione digitale, ma dobbiamo farla adesso.
Non è la dimensione di azienda che fa la differenza, ma le competenze che si mettono in azione, sin dalla fase di consulenza. In questo scenario il professionista è una parte attiva. Il progetto viene abilitato dalla tecnologia e dall’expertise di TeamSystem come elemento di sintesi, e la fase di implementazione ed esecuzione nell’industria è frutto di una visione e un investimento a lungo termine. Che deve essere finanziato, strutturalmente, con un piano almeno a 24 mesi.
Questo, in sintesi, è ciò che è emerso da un pomeriggio in cui si sono alternati sul palco del Palazzo dei Congressi il direttore marketing di TeamSystem, Daniele Lombardo, sei consultant di digitalizzazione, moderati in una tavola rotonda da Dario Colombo, e il campione olimpico di ginnastica Jury Chechi.
L’esperto di dematerializzazione Fabrizio Lupone, di Doc Paperless ha spiegato che le spinte che abilitano la digitalizzazione di processi non devono essere sono solamente legislative, ma venire anche dall’imprenditore, che deve cogliere il virtuosismo, per esempio, della fatturazione elettronica fra privati, dell’utilizzo delle nuove modalità di firma digitale, della conservazione digitale a norma dei documenti.
Il responsabile dei prodotti di TeamSystem, Fulvio Talucci ha invitato gli studi professionali, le partite Iva, le nuove e vecchie Pmi a una immediata concretezza: fatturazione, movimenti bancari, conservazione digitale, adempimenti, firma digitale sono fruibili da subito, e con il cloud. La soluzione Agyo è l’esempio calzante.
A proposito di cloud, Gabriele Castellani di Microsoft ha posto l’accento sul fatto che non solo fa risparmiare (un concetto ormai assimilato) ma rende accessibili a professionisti e imprese tecnologie altrimenti non raggiungibili, come l’intelligenza artificiale e il cognitive computing.
Ecco allora prendere sostanza l’invito fatto da Mattia Bocchini di Sida Group agli imprenditori ad abbracciare un percorso strutturale di finanziamento (non una tantum, quindi) dell’innovazione digitale. Voucher digitalizzazione da cogliere subito, bandi e ricorso a fondi strutturali (sfruttati sinora nel nostro Paese al 2% delle possibilità), con un piano almeno a 24 mesi.
Parlando di finanziamenti il riferimento a Industria 4.0 è immediato. Con la consueta dimestichezza a rivolgersi alla parte visionaria che c’è in ogni mprenditore, Giuseppe Sasso di Leonardo ha saputo spiegare che ciò che fa la differenza è la competenza e la volontà di costruire valore differenziante sul know-how. Perché, è il caso di ribadirlo, Industria 4.0 non si riassume in un prodotto, ma in una progettualità di lungo periodo.
Circostanza confermata anche da Pierluigi Ferrari di Teamsystem. Lo ha fatto rivolgendosi alle Pmi della manifattura, cioè ad aziende normali che per crescere devono fare i conti con un aumento di produttività. Un obiettivo, questo, ottenibile con ciò che hanno già in casa, se messo a confronto con un software che sa orientare nella giusta direzione il valore della produzione.
In tema di trasformazione, Jury Chechi con la testimonianza sulla propria vita di atleta che ha dovuto convivere con molteplici infortuni, ha portato un ottimo esempio di resilienza, di innovazione e di reindirizzamento della propria migliore attitudine verso nuovi obiettivi.