In linea con le stime degli analisti, Big Blue ottiene buoni risultati, grazie soprattutto ai progressi ottenuti nel settore dei servizi e ai margini crescenti dei sistemi hardware.
Prosegue il discreto comportamento di Big Blue in un ambiente economico e finanziario sempre più difficile. Ibm ha riportato un utile netto di 2 miliardi di dollari nel secondo trimestre, grazie soprattutto ai progressi fatti registrare dai servizi e dai margini dei sistemi hardware. Rispetto allo stesso periodo del 2000, l’utile aumenta del 5%, con un guadagno per azione che si attesta su 1,15 dollari (l’8% in più rispetto a 12 mesi fa). Le cifre confermano le stime pubblicate dagli analisti. I ricavi complessivi del gruppo si attestano, nel periodo, sui 21,6 miliardi di dollari, con una crescita zero rispetto a 12 mesi fa. Normalizzando i conti in funzione delle fluttuazioni valutarie estere, il fatturato è invece in crescita del 5%, ha riferito Ibm. Le notizie di molti altri protagonisti dei mercati tecnologici, che hanno comunicato in settimana i loro bilanci trimestrali, non sono altrettanto confortanti. Ma, nonostante il discreto esito finanziario, Ibm ammette di essere stata colpita dalla crisi. Segmenti come il personal computer e i dischi magnetici sono apparsi particolarmente deboli e il rallentamento proseguirà almeno fino alla fine dell’anno in queste e forse altre divisioni. Sono andate bene, invece, la divisione servizi, con una crescita del 7% del fatturato che ha contribuito a far rispettare le ultime stime di Wall Street. Bene anche il fronte dei server di fascia alta e di alcune linee di prodotti storage. Per John Joyce, responsabile finanziario di Ibm, il secondo semestre potrebbe risultare più duro, a causa soprattutto del cattivo andamento della divisione di microelettronica. Geograficamente parlando, un’area in buona crescita nel trimestre è risultata quella dell’Asia Pacifico, in particolare il Giappone, in cui il fatturato Ibm è cresciuto dell’11%.
