La recente questione sulla brevettabilità del software è molto delicata, tant’è che il dibattito è stato acceso anche in Europa. Facciamo il punto
Aprile 2005, Quando Joseph Haydn compose la prima sinfonia, Mozart
era ancora un bambino. Se Haydn avesse avuto la possibilità di definire
il concetto di "sinfonia" e di registrarlo a suo nome, Mozart avrebbe
dovuto pagare i diritti a Haydn per potersi vantare di aver composto anche lui
una sinfonia. L’esempio delle opere musicali si presta bene per l’applicazione
anche nel campo della programmazione del software. Ma partiamo dall’inizio.
Un brevetto è, per definizione, la possibilità di accampare un
diritto su una certa invenzione. Chi, secondo l’Ufficio brevetti, ha le carte
in regola per registrare un’invenzione, ha il diritto di richiedere una somma
di denaro a chiunque sfrutti quell’invenzione per scopi commerciali. L’estensione
del concetto di brevettabilità alle opere di ingegno, come una sinfonia
o un programma software, è un argomento molto delicato e salito agli
onori delle cronache a partire dall’anno scorso a causa di una direttiva specifica
dell’Unione europea in ballo da quasi tre anni. Detto in termini semplici, se
l’Unione europea dovesse riconoscere brevettabili le parti di un programma,
o i metodi di calcolo, come già succede negli Usa, chiunque realizzi
un certo software rischia di essere obbligato a usare delle istruzioni, delle
routine, dei gruppi di linee di codice che potrebbero essere state brevettate.
Ciò significa che, per realizzare un software, bisognerebbe verificare
se al suo interno vi è del codice brevettato e, in questo caso, pagare
i diritti a chi l’ha registrato per primo. Come dire, tornando all’esempio della
musica, che chiunque voglia usare un certo gruppo di note come traccia, il che
è ben diverso dall’utilizzare una intera melodia, rischierebbe di dover
corrisponderne i diritti. È facilmente comprensibile come una normativa
di questo tipo vada a danneggiare le piccole software house con risorse limitate
e l’innovazione in senso generale, da tutti considerata come un fattore determinante
per la crescita economica dell’Europa. D’altra parte, la direttiva favorirebbe
le multinazionali del software, capaci di altissimi investimenti, delineando
di fatto uno scenario monopolistico.