Approvata dal Parlamento europeo una risoluzione non legislativa che chiede norme per regolare le aziende che vendono sistemi di controllo.
L’Ue dovrebbe dotarsi di strumenti per monitorare la censura su Internet da parte dei regimi autocratici.
Lo afferma una risoluzione non legislativa, del Parlamento europeo, approvata con 580 voti a favore, 28 contrari e 74 astensioni, relativa alla relazione annuale sui diritti dell’uomo per il 2010.
Il Parlamento, di fatto, chiede nuove norme per responsabilizzare le aziende europee che commerciano prodotti che possono essere utilizzati per bloccare l’accesso ai siti Web e controllare le comunicazioni via cellulare.
L’Italia è citata nella relazione fra i paesi che devono migliorare la cooperazione con la corte penale internazionale
La risoluzione chiede alla Commissione di proporre, entro il 2013, regole europee per migliorare il controllo delle esportazioni dall’Ue di quegli strumenti o servizi che possono essere utilizzati per censurare la navigazione, bloccare l’accesso ai siti e monitorare le comunicazioni su cellulare.
La risoluzione chiede agli Stati membri di cooperare in maniera più efficace con la Corte internazionale penale (Cip), in particolare aiutando a trovare le persone ricercate. Italia, Cipro, Repubblica ceca, Ungheria, Lussemburgo e Portogallo sono i paesi chiamati a firmare e ratificare una serie di accordi quadro per facilitare il lavoro della Cip.
Il Parlamento si rammarica anche che “alcuni Stati membri non abbiano considerato in modo completo e aperto la questione della propria complicità nella violazione, a livello globale, dei diritti umani verificatasi nel contesto del programma di consegne e di detenzione segreta degli Usa“.
E i deputati chiedono che siano applicate le raccomandazioni contenute nella relazione Fava del 2007 e invitano le istituzioni europee a “continuare a esercitare pressione sugli Stati membri al fine di condurre indagini complete e chiare“.