Il rapporto Akamai sullo stato di Internet mostra un’Italia in miglioramento: ma ancora non basta.
Lentamente, ma anche l’Italia sembra fare passi avanti nella diffusione di Internet e della banda larga.
Così per lo meno appare dai dati presentati in questi giorni da Akamai e relativi all’ultimo trimestre dello scorso anno.
Le rilevazioni di Akamai, lo ricordiamo, derivano da un’analisi del traffico web registrato dalla Akamai Intelligent Platform e corrispondente al 30% del traffico Web globale.
Complessivamente, si evidenzia nel rapporto, gli indirizzi Ipv4 connessi alla piattaforma Akamai sono stati oltre 628 milioni, provenienti da 126 Paesi, in crescita del 2,1% rispetto al trimestre immediatamente precedente e del 13% su base annua.
Un dato positivo, che per una volta si riflette anche nel nostro Paese, che mostra un tasso di incremento del 5,2% su base consecutiva e addirittura del 23% su base annua.
Non solo.
Molto importante, nelle rilevazioni di Akamai, è il dato relativo alle velocità di connessione per ciascun Paese.
Se il rapporto non segnala novità di rilievo per quanto riguarda la testa della classifica, con 69 Paesi asiatici nella top 100 e con i Paesi Bassi ancora primi in classifica in Europa con una media nazionale superiore agli 8 Mbps, qualche movimento interessante si nota nelle posizioni più arretrate della graduatoria.
Sempre per restare in Europa, Akamai assegna punti di merito a Irlanda, Svizzera e Austria, tutte con tassi di incremento della velocità nell’ordine del 30%, con un picco del +39 per cento a favore dell’Irlanda.
L’Italia non si “comporta” male e si attesta su una velocità media di connessione di 3,9 Mbps, in crescita del 12% anno su anno, con un picco di 16 Mbps.
Un dato ancor più interessante emerge dall’analisi delle connessioni a banda ultralarga, che ormai rappresentano il 27% del traffico sulla piattaforma Akamai.
In questo caso il primato spetta all’Europa, con Paesi Bassi, Belgio, Svizzera, Lettonia, Romania, Repubblica Ceca e Danimarca nella top ten, guidata come sempre dalla Corea del Sud.
Appare evidente, come abbiamo avuto modo di sottolineare in altre occasioni, che i Paesi che hanno avuto un accesso a Internet più tardivo rispetto agli altri, come quelli dell’Est europeo, si avvantaggiano oggi di infrastrutture più avanzate.
L’Italia ha una situazione in chiaroscuro.
Possiamo considerare positivo l’incremento dello 0,5% dell’high broadband rispetto a un anno fa?
Oggi il 14% degli italiani può accedere a connessioni con una velocità superiore ai 5 Mbps e il terzultimo posto nella classifica europea non è certo un vanto.
Ben magra è la consolazione che la Francia sia più arretrata di noi, con una percentuale di penetrazione del 13%.
Se si parla invece semplicemente di connessioni a banda larga, vale a dire in velocità pari a 2 Mbps, il nostro Paese è decimo in Europa, con una penetrazione dell’87%.
Siamo primi, ma non è un primato di cui vantarsi, invece per le connessioni lente: lo 0,7% degli italiani ancora accede a Internet a velocità inferiore a 256 kbps.
Sulla banda mobile la situazione mostra poche punte di eccellenza.
Dei 100 provider analizzata da Akamai, la metà garantisce connessioni superiori a 1 Mbps, un quarto connessioni dsuperiori ai 2 Mbs e solo uno, in Germania, arriva ai 5,2 Mbps.
In Italia la forchetta è relativamente stretta: la velocità media più bassa si attesta a 1,4 Mbps, mentre il picco medio più alto è 3,2 Mps.
Le massime velocità garantite nel nostro Paese in mobilità vanno da 9,9 a 17,42 Mbps.