Un approccio critico alle SOA

È quello che propone il system integrator TechEdge, che si presenta agli utenti dei sistemi Sap come fautore di una migrazione “oculata” alle architetture di servizio

Ne sentiamo parlare quotidianamente di SOA, tuttavia, solo alcune grandi realtà produttive hanno iniziato concretamente a sperimentarle, anche se i più concordano sul fatto che si tratti di una nuova concezione dell’integrazione tra processi di business e tecnologie ormai assolutamente necessaria. TechEdge è una società nata nel 2003 da alcuni professionisti It che hanno maturato una consolidata esperienza sul fronte degli Erp Sap. Oggi conta 120 dipendenti, 50 dei quali assunti nel corso del 2005. Il 2005 è stato, infatti, un anno decisamente positivo per il system integrator italiano, che ha visto il suo fatturato passare dai 5,2 milioni di euro del 2004 a 10,4 milioni, anche grazie al contributo dell’acquisita e-City, specialista nell’e-procurement e nella gestione documentale. «L’approccio alle SOA, al contrario di quanto affermano i più, non può essere standardizzato ma il più possibile personalizzato – esordisce Enrico Negroni, presidente di TechEdge -. Non si può abbracciare la SOA partendo dalla reingegnerizzazione dei processi di business. Occorre, piuttosto, capire quanto le infrastrutture It di un cliente siano già congruenti con la visione di base dei Web service e operare con ritocchi che siano meno invasivi possibile, per riuscire a sfruttare i processi e le logiche, oltre che le tecnologie, già utilizzate con successo in azienda. Questo significa che il nostro approccio prevede che la via verso la SOA sia un giusto mix di innovazione, ovvero di adozione di tecnologie nuove, ma anche di recupero di efficienza e consolidamento di quanto l’azienda già ha».


TechEdge si propone come un system integrator evoluto che si rivolge alle organizzazioni di medie e grandi dimensioni operando unicamente sull’installato Sap. «Non si tratta di una vocazione personale la mia – sostiene il manager (che è stato presidente Emea di Sap – ndr) -, ma di una scelta di campo, quella di rivolgersi a un ampio bacino di utenti potenziali dei nostri servizi. Sap in Italia vanta il 60% di quota di mercato sulle aziende di fascia media e nell’enterprise». Ecco perché i suoi manager parlano indifferentemente di SOA o di Esa (Enterprise Service Architetture, la visione che la casa tedesca ha delle architetture di servizio). «L’idea – conclude Negroni – è di supportare i clienti nel governo dei propri sistemi e di traghettarli nel processo di evoluzione verso architetture di sistema più flessibili».

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