Secondo la società di servizi nel corso dell’anno assisteremo alla trasformazione dell’outsourcing tradizionale. Con la conseguente obsolescenza dei tradizionali parametri di valutazione.
Secondo Unisys l’outsourcing tradizionale oggi è superato: la gestione di servizi, processi, infrastrutture e business da un punto di vista esterno richiede capacità e competenze superiori, rispetto all’organizzazione interna.
In tale scenario, il multisourcing, potrebbe raffigurare un concreto fattore di crescita perché le aziende si troverebbero in un network di relazioni, anziché ricorrere semplicemente a contratti di delega esterna. La previsione è in linea con quanto affermato da Gartner all’ultimo Symposium/ITxpo di Cannes, che in un documento intitolato “Stop all’outsourcing” ha sostenuto l’evoluzione verso il multisourcing nel senso non solo della riduzione dei costi ma anche del beneficio di un reale valore aggiunto al business dell’azienda.
In tale quadro, secondo Unisys, nel 2006 l’esternalizzazione dei servizi accrescerà ulteriormente la propria popolarità, togliendo dal campo quei dubbi che fino a oggi hanno influenzato negativamente il ricorso all’outsourcing.
In particolare per quest’anno gli analisti di Unisys prevedono che si utilizzino meno i parametri Sla come principale unità di misura del successo dell’outsourcing, che i parametri relativi al valore per il business favoriranno un sourcing sempre più globale, che le crescenti complessità degli accordi commerciali porteranno a instaurare la figura del “manager dei manager”, che l’adozione di un approccio pianificato darà impulso all’outsourcing applicativo.
Outsourcing non più come sourcing applicato alla lettera, ma strumento di business a tutto tondo sembra possa essere la sintesi proposta da Unisys.
Ecco perché probabilmente. le aziende ne percepiranno finalmente i vantaggi, come la visibilità che si traduce in operazioni di business affidabili, superiore qualità del servizio per clienti e addetti interni, migliore gestione del rischio, efficienze operative con riduzione dei costi complessivi e ottimizzazione degli investimenti It.
Un focus particolare lo merita il tema del ventilato declino dei parametri Sla (Service Level Agreement) come unità di misura principale per valutare l’efficacia dell’outsourcing.
Si parte dalla constatazione che le aziende compiono importanti investimenti nella gestione di infrastrutture It e processi di business e sanno che in tale ambito l’outsourcing può dare ritorni significativi. I responsabili It devono dimostrare la pertinenza di tali investimenti rispetto al business e alla strategia con misurazioni accurate dei risultati forniti. Gli Sla, cioè il tradizionale parametro per misurare i risultati, secondo Unisys si stanno rivelando sempre più inadeguati per tale compito, perché sono perlopiù parametri atti a misurare il successo di un vendor nell’esecuzione dei task e non il modo in cui il provider soddisfa o asseconda le richieste di business dell’utente.
E fa un esempio: un’operatività del 99,96% della rete del cliente è un tipico esempio di Sla, ma, dal punto di vista della misurazione del valore per il business, si tratta di un’indicazione priva di significato. Un parametro più significativo potrebbe essere l’operatività personale riferita ad addetti che ricoprono ruoli delicati o ad alta produttività, in quanto si tratterebbe di una misura relativa a un tipo di attività che influisce in maniera molto più diretta sul business.
Il segreto per identificare i parametri appropriati per ciascuna azienda sta nell’ottenere piena visibilità sulle connessioni che legano i processi business-critical agli elementi dell’infrastruttura It che li supportano. Quando il management dell’azienda ha identificato tali parametri, il passo successivo consiste nello stabilire quali aspetti assicurerebbero i maggiori benefici attraverso l’outsourcing, assegnando a una terza parte la responsabilità della gestione, determinando il termine di valutazione ideale del successo per ogni attività esternalizzata e, quindi, monitorando i progressi compiuti attraverso la verifica dei parametri di business concordati e prestabiliti.
Sempre più spesso, quindi, il principale fattore di spinta del sourcing globale sarà il valore misurabile per il business, e non il contenimento dei costi.
Si sa però che, il sourcing globale dovrà poggiare su solide fondamenta di business supportate da parametri significativi.
Ecco nascere, allora, la figura del “manager dei manager”, colui che sa fare il mix di risorse interne ed esterne e che avrà il compito di supervisionare e coordinare le attività di tutti i partner di sourcing, allo scopo di ottimizzare il valore operativo e di business del ricorso all’outsourcing.
In tale quadro organizzativo, l’outsourcing delle applicazioni può assumere diverse forme, dall’ingaggio di un provider affinché gestisca le applicazioni all’interno di un normale data center ed effettui la manutenzione del codice per accedervi in abbonamento pay-per-use, fino al ricorso a un provider per gestire una utility It tramite una server farm.
E per massimizzare il valore dell’outsourcing delle applicazioni strategiche, le aziende ricorreranno a un approccio pianificato, per rispondere alla questione fondamentale se l’organizzazione debba possedere o meno le applicazioni, soltanto l’architettura sottostante, o nessuna o entrambe le cose. Il passo successivo sarà dato dall’identificazione delle applicazioni la cui esternalizzazione offrirebbe i maggiori vantaggi e del modo migliore per demandarne la gestione in outsourcing.