Confindustria Digitale si propone come interlocutore per l’azione Digitalia che il Governo annuncerà a breve. Ma le carte restano coperte.
Si fanno stretti i tempi per il lancio dell’agenda digitale del nostro Governo e si susseguono le mosse per far parte del rinnovamento. Sull’argomento Confindustria Digitale, insieme a Forum PA, ha organizzato il primo Forum (qui i video), annunciando di voler lanciare un grande progetto di sviluppo per l’Italia. Sul palco Attilio Befera (Agenzia delle Entrate ed Equitalia), Carlo Maccari (Digitalizzazione Regione Lombardia), Parco Polillo (Confindustria Cultura Italia), Riccardo Donadon (fondatore di H-Farm) e Matteo Renzi (Sindaco di Firenze). Regia di Stefano Parisi (Confindustria Digitale, nella foto) e Luca De Biase (Sole 24 Ore).
“Tra le cose urgenti ci sono quelle che riguardano il lungo termine”, ha dichiarato Luca de Biase, sottolineando la necessità di agire in maniera strutturale.
Lo slogan dell’iniziativa era “Internet cambia l’Italia”, un fatto probabilmente non vero. Tra i relatori, Renzi e Donadon hanno mostrato almeno una marcia in più, ma non poteva essere altrimenti, per età e per attitudine, ma neanche la loro esperienza sembra semplice da mettere a sistema.
L’agenda digitale si articola su sei punti: infrastrutture e sicurezza, e-commerce, e-Gov/Open Data, alfabetizzazione, ricerca ed innovazione e smart communities. Il piano di Confindustria Digitale per l’attuazione dell’Agenda Digitale parla di risultati da ottenere entro il 2013, ma li valuta in 4/5 punti di Pil entro tre anni. Il progetto si articolerebbe su cinque assi d’intervento: on-line pubblico e privato; tlc/ultrabroadband (con le risorse già individuate), la legalizzazione dei contenuti (diritto d’autore, pagamenti, privacy), promozione di venture capital con sgravi fiscali e formazione dei nativi non digitali (anche qui con fondi già disponibili).
Please visit Internet
Un’agenda digitale come corpo a sé non ha molto senso, ma dovrebbe essere una vista d’insieme delle azioni in corso d’opera. In Italia si dà per scontato un uso ridotto dell’Ict in generale e di Internet in particolare dell’Italia rispetto alla media europea, quindi l’urgenza di azioni è molto sentita. Secondo i dati presentati da Parisi, il ritardo non sarebbe nelle infrastrutture bensì nelle persone. Non solo la quota di anziani non ci favorisce, ma neanche i giovani sono attivi quanto i loro coetanei stranieri. Inoltre e-commerce e web banking ci vedono agli ultimi posti. La soluzione? Incrementare l’uso della Rete e formare i non-digitali.
“Sull’Agenda Digitale ci mettiamo la faccia”, ha sostenuto Corrado Passera nel suo intervento, ribadendo che in giugno vedremo l’emanazione del relativo pacchetto Digitalia. Più lungo è stato Francesco Profumo, che tra l’altro ha elencato una serie di progetti pilota svolti nel mondo digitale dal Ministero per l’Istruzione, l’Università e la Ricerca e che, se portati a sistema, avrebbero impatto economico e sociale notevole.
Neelie Kroes, Commissario per l’Agenda Digitale Europea, ha fatto un intervento molto politico e a nostro avviso fortemente critico. Il resoconto dell’intervento è stato curato da Europarlamento24.eu.
“Tenete Monti”, ha insistito più volte e in più ambiti. E all’invito di Parisi per il prossimo anno ha risposto, ha detto “se svilupperete i vostri cinque punti sarò ben lieta di tornare”. A buon intenditor…
L’eccezione e la regola
In fase di presentazione, l’obiettivo dell’incontro sembrava essere la descrizione di una struttura che sia pronta a recepire le indicazioni governative punto per punto. Orbene, ascoltando la mezza giornata di lavori l’impressione complessiva non è buona. All’Italia serve un cambio di marcia globale, che permetta di passare dall’Italia dei Comuni all’Italia dei Sistemi, ma non sembra esserci.
Le idee sono sembrate poche e neanche chiare: in genere bisognerebbe uscire dalle leggi, ma si chiedono leggi. Bisognerebbe smettere di portare ad esempio casi di eccellenza (reale) che non possono essere mesi a sistema e che in molti casi non hanno nulla a che vedere con la pubblica amministrazione, com’è per H-Farm. Citare gli ottomila responsabili Ict comunali tutti diversi che abbiamo in Italia e che andrebbero ridotti ad uno solo è una cosa che si sente da almeno dieci anni, e non è l’unica affermazione del genere che abbiamo ascoltata. Inoltre non sembra appropriato parlare di start-up come di salvezza dell’Italia citando fondi e canali dei quali pochi si sono accorti e senza tener presente che una cosa è l’impresa innovativa, un’altra è la start-up secondo i venture capital.
Per il piano del Governo resta da attendere poco. In una giornata del genere ci saremmo aspettati progetti avanzati e facili da spiegare nella loro articolazione: forse sono stati semplificati troppo. Quanto Confindustria Digitale sia pronta lo vedremo solo dopo.
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