È il caso della Tintoria Lavanderia di Tedesco Laura che, nella zona 9 di Milano, sul Naviglio Ascanio Sforza, da poco più di un anno, ha inaugurato l’attività dopo averla rilevata da un’altra lavasecco operativa da oltre dieci anni. «Della precedente …
È il caso della Tintoria Lavanderia di Tedesco Laura che, nella zona 9 di Milano, sul Naviglio Ascanio Sforza, da poco più di un anno, ha inaugurato l’attività dopo averla rilevata da un’altra lavasecco operativa da oltre dieci anni.
«Della precedente gestione – ci spiega Alessandro Cremascoli, cotitolare della società – abbiamo ereditato il servizio computerizzato con il programma EasyLava, dell’omonima software house milanese che non opera più sul mercato da diverso tempo. Lo stesso che abbiamo preso a far funzionare in maniera diversa, rispetto ai precedenti proprietari, puntando a togliere dal portafoglio dei clienti il biglietto di prenotazione che collega quest’ultimo al capo da lavare. Il che è possibile “schedando” l’utente con l’identificativo che sceglie di lasciarci e che ci permette, a computer, di ricomporre con un tasto l’iter dei capi che vengono portati in negozio, senza che il cliente debba aspettare inutilmente una ricevuta che potrebbe smarrire. Ho un pc che lavora per me e una stampante A4 per i riepilogativi del lavoro, non vedo perché dovrei perdere e far perdere del tempo prezioso».
Il risultato? Le anagrafiche iscritte nel programma sono passate dalle trecento della precedente gestione alle attuali duemila. E non senza che ci sia stata, da parte del nostro interlocutore, la ricerca di altre offerte di software sul mercato.
«Seppur datato – continua Cremascoli -, il programma (che gira su Windows 98) ci permette di verificare la prima e l’ultima visita ed, eventualmente, di stampare una tessera con un codice a barre che identifica il cliente, ma che per comodità abbiamo scelto di non implementare, visto che lo costringeremmo a ricordarsi di portarsela sempre dietro. Da Internet, in questi mesi, ho scaricato e installato tre programmi di gestione che, però, non mi hanno soddisfatto. L’uno perché richiede la presenza in negozio di uno schermo touch screen poco funzionale in luoghi dove si lavora con il percloro (sostanza per lavare i capi senza utilizzare l’acqua, laddove la pulitura avviene a secco – ndr). L’altro poco funzionale, visto che necessita dell’inserimento, a inizio giornata, della definizione di tutte le variabili a scontrino, mentre con il programma attuale ho già stabilito di trattare 180 capi al giorno e, al successivo, viene conteggiato automaticamente lo scatto di consegna spostato di un giorno con già incluso il calcolo delle festività».
Ecco che, allora, le priorità per una microimpresa di questo tipo diventa la semplicità d’utilizzo per permettere a chiunque non sia avvezzo di tecnologia di utilizzare un sistema a tasti a cui corrisponde l’iniziale del capo trattato.
«Il resto delle funzioni – continua Cremascoli – sono identificative del cliente del quale posso aggiungere indirizzo e recapiti telefonici per il ritiro e l’eventuale riconsegna della merce». Attività, quest’ultima, per la quale Cremascoli e moglie si stanno attrezzando facendo realizzare a una società di Firenze il proprio sito (www.lavanderianavigli.com) con le richieste di ritiro inviabili via e-mail, un palmare in uso al momento della ricezione della merce e uno scontrino stampato in negozio e rinviato al mittente, sempre via posta elettronica.
Per il futuro non manca, poi, un progetto di lavanderia totalmente automatizzata. «Abbiamo appena investito 40mila euro per l’acquisto di una nuova macchina del secco in linea con la normativa sulla dispersione del percloro nell’ambiente e che, entro fine ottobre, non dovrebbe subire altri ritardi attuativi. Una legge che, già attiva in Germania, ha visto la chiusura di due lavanderie su quattro e la conversione della rimanente in punto di raccolta per coloro che hanno investito nei nuovi macchinari. Se riesco a realizzare il mio progetto, l’apertura di un punto totalmente informatizzato, con macchine controllate da remoto e un impianto di videosorveglianza attivo 24 ore su 24, posso pensare di lavorare anche per quelle lavanderie che rimarranno sul mercato esclusivamente come centri raccolta dei capi da lavare».