Le proposte e le strategie di Broadcom e Ayla Networks indicano come nell’IoT stia già avvenendo la crasi fra IT ed elettronica che caratterizzerà il nostro modo di vivere nel prossimo decennio.
Il tema ricorrente all’EuroAsia Press Tour 2015, l’incontro della stampa orientale ed europea con le aziende dell’elettronica statunitense, organizzato dall’americana Globalpress a cui abbiamo preso parte dal 10 al 16 ottobre 2015 è stato quest’anno l’Internet of Things.
Un fenomeno globale, in continua crescita, che presenta prospettive di sviluppo molto interessanti per un rilancio globale del comparto dell’elettronica.
Quasi tutte le aziende americane incontrate durante il tour hanno toccato l’argomento, in particolare quelle che presentano un legame diretto con il mondo della gestione delle connessioni e del cloud.
Broadcom è una di queste aziende, una fra le più grandi realtà fabless di produzione di semiconduttori del mondo, un’azienda che vanta il primato di produrre – ogni secondo – 60 nuovi prodotti di connessione dedicati a quel mondo in crescita esponenziale che è l’Internet delle Cose. Un mondo che si evolve in modo rapidissimo e che necessita di programmazioni e previsioni particolarmente accurate.
Numeri sbalorditivi
Si sono soffermati a lungo Michael Hurlston, vice presidente esecutivo del settore vendite globali, e Stephen DiFranco, vice presidente vendite di canale di Broadcom, sulle problematiche e le prospettive di sviluppo dell’IoT nei prossimi anni, illustrando le caratteristiche di quello che, in termini moderni, viene definito l’IoT 2.0.
Citando gli analisti più accreditati, Michael Hurlston ha infatti illustrato cifre da capogiro: 45 miliardi saranno i dispositivi connessi entro il 2020, secondo ABI Research, dati che non si discostano di molto (si fa per dire) dalle previsioni dell’Ericsson Mobility Report (50 mld); solo Gartner è leggermente più cauta (25 mld). Ma, al di là delle differenze di interpretazione, si tratta di un numero immenso di elementi rispetto a oggi, se pensiamo che – nel solo settore dell’home automation – si passerà dagli attuali 25 milioni di dispositivi connessi ai più di tre miliardi previsti entro un quinquennio.
Fra i numerosi settori di applicazione Broadcom ne identifica quattro principali: i dispositivi indossabili, le applicazioni automotive, i sistemi elettromedicali e tutto quel variegato mondo che – come abbiamo visto – orbita intorno all’home automation e che rappresenta, indubbiamente, il comparto di massimo sviluppo per il settore.
Broadcom cerca di anticipare questi trend. Lo dimostra una piattaforma come WICED, non certo nuova sul mercato, nata per agevolare connessioni wireless Wi-Fi, Bluetooth e Bluetooth Low Energy (BLE) con quasi ogni tipo di prodotto che orbiti nell’ecosistema dell’Internet delle cose: dagli applicativi domestici ai sistemi di controllo della salute e del fitness, dai sistemi d’automazione ai contatori intelligenti di elettricità e di gas.
Un primo passo per semplificare e risolvere quei tre elementi critici che Broadcom ha identificato come essenziali per affrontare al meglio il passaggio dall’IoT all’IoT 2.0: sfruttare e sviluppare quanto più possibile le partneship (vedremo che questo è un argomento che sarà trattato anche da altri attori dell’elettronica delle comunicazioni), accelerare lo sviluppo delle applicazioni e integrare in modo stretto servizi web e cloud.
La strategia di Ayla
Per passare su un piano più operativo, leggermente diverso è stato invece l’intervento di Ayla Networks, azienda che da tempo ha intrapreso una serie di partnership tecnologiche con Broadcom e con altre aziende del settore. Secondo la visione di David Friedman, CEO dell’azienda, due sono sostanzialmente gli elementi che concorrono alla produzione di prodotti idealmente connessi in rete: la giusta considerazione del salto tecnologico da compiere nella produzione di oggetti naturalmente connessi all’IoT e la chiara comprensione del perché connettere gli oggetti fra di loro.
Azienda fondata nel 2010 a Sunnyvale, CA, con un fatturato di circa 20 milioni di dollari e un centinaio di addetti fra Asia, America ed Europa, quello con Ayla Networks è stato l’appuntamento conclusivo del tour EuroAsia press 2015, un appuntamento che ha consentito di approfondire un nuovo livello di concettualizzazione strategica negli approcci globali all’IoT.
Il salto per passare dalla produzione di oggetti tradizionali a quelli connessi all’Internet of Things è estremamente arduo da affrontare per un produttore tradizionale, soprattutto in un mondo Internet che sta passando da una massiccia omogeneità di attori che operano nel settore dei pc o degli apparati mobili a quella massiccia eterogeneità di produttori di cose collegabili fra loro. Grande errore da parte dei produttori è infatti il sottostimare questo salto e, soprattutto, il focalizzarsi eccessivamente sulla parte dedicata a Internet, pensando semplicemente di stabilire una connessione di rete con gli oggetti prodotti.
L’approccio con le “cose”, che si concretizza nell’elaborazione di una vera piattaforma IoT, è invece l’elemento discriminante del successo o dell’insuccesso dell’Internet delle Cose, così come spiegato dal CEO di Ayla.
Limiti dei produttori e soluzioni
I produttori di oggetti non dispongono oggi di tutte le necessarie competenze per gestire la connettività, i problemi di sicurezza ed effettuare un’analisi efficace dei dati ricavabili dall’implementazione di strutture IoT in oggetti di uso comune. Questi aspetti richiedono esperienze e competenze acquisite per poter creare prodotti di qualità dotati delle connessioni più efficaci. Si tratta di esperienze che spaziano dai chip di comunicazione embedded nei sistemi connessi – attraverso il cloud computing e la sicurezza di rete – al sistema di controllo del prodotto da parte dell’utente finale mediante applicazioni mobili o web-based, esperienze che solo aziende specializzate possono vantare e mettere a disposizione di terzi. Ayla, naturalmente, è una di queste.
Si tratta in effetti di competenze che toccano tre diversi livelli: quello relativo al cloud, quello che si trova in relazione con il dispositivo connesso e quello del controllo via web o attraverso dispositivi mobili di oggetti intelligenti. Dal punto di vista tecnico, per riuscire ad affrontare in modo competente questi tre aspetti, bisogna fare riferimento a una numerosa serie di elementi complessi: dai problemi di sicurezza di rete ai protocolli di networking, dall’affidabilità dei sistemi di connessioni all’ottimizzazione dell’architettura cloud del service provider. Problemi che si complicano ulteriormente spostandosi al livello successivo – quello dei dispositivi connessi in rete – la dove le problematiche di connettività, di sicurezza e di futuro aggiornamento dei sistemi rappresentano criticità di difficile gestione. Se poi si passa al terzo livello di intervento, le cose diventano ancora più delicate. Si tratta infatti del livello che coinvolge le applicazioni Mobile/Web di gestione degli oggetti connessi da parte dell’utente: sicurezza, problematiche di access point, costi diretti per l’utilizzatore, programmabilità dei task e – last but not least – la documentazione, il supporto a distanza e gli stessi aspetti estetici dell’interfaccia utente.
Si capisce da sé che si tratta di un’enorme serie di variabili. Ayla, a detta del suo amministratore delegato, rappresenta una delle prime aziende che dispongono della capacità di agevolare – mediante intervento diretto e attraverso le sue piattaforme e i suoi servizi – il produttore di oggetti IoT con una competenza in tutti questi aspetti. Si tratta già ora di servizi sempre più richiesti, che daranno sicuramente origine a una concorrenza agguerrita nel prossimo futuro, concorrenza che si estenderà naturalmente anche al di fuori dei confini americani.
Proprio a questo proposito, soprattutto per il mercato europeo, stanno per partire una serie di incontri dedicati all’argomento (Hands-on IoT Lab) a Berlino e ad Amsterdam, il 3-4 e l’11 novembre rispettivamente. Si tratta di appuntamenti da non mancare, proprio per capire come ci si può muovere se ci si vuole avvicinare a un mondo difficile e complesso come quello dell’Internet delle Cose del prossimo futuro.