I risultati del secondo Barometro Customer Intimacy di Csc dicono che la differenziazione premia ancora.
Definire il proprio target, gestire efficientemente le relazioni con la clientela, creare offerte personalizzate e nuove reti di distribuzione con strategie di customer intimacy che permettano di capire le esigenze della clientela: per il 41% delle aziende è ancora questa la principale strategia di differenziazione secondo i risultati del più recente Barometro Customer Intimacy realizzato da Csc.
Realizzata in collaborazione con Tns Sofres, la seconda edizione dello studio è stata condotta su un campione di 80 direttori marketing, vendite, distribuzione e Crm di imprese europee con più di mille dipendenti.
I risultati
Il 38% delle aziende ha indicato come obiettivo prioritario la semplificazione della customer experience e il miglioramento della qualità delle interazioni con i clienti, il 31% ha espresso la volontà di adattare la propria offerta per meglio rispondere alle esigenze dei clienti, il 41% considera ancora la customer intimacy come l’obiettivo strategico principale per differenziare la propria organizzazione.
Nel corso degli ultimi due anni, il 60% delle aziende ha favorito la personalizzazione dell’offerta per rispondere meglio alle aspettative del mercato e per rafforzare ulteriormente la customer intimacy e quasi il 40% delle aziende sta investendo in modo significativo su canali dematerializzati (il 71% considera Internet e i nuovi media una priorità, mentre il 52% predilige la posta cartacea e le e-mail) a discapito delle reti fisiche e/o delle forze di vendita sul territorio (preferiti rispettivamente dal 42 e dal 44%).
Se il cliente è partner
Il 20% degli intervistati considera i clienti come veri e propri partner e ritiene che dovrebbero essere coinvolti nei principali processi operativi legati alla creazione e allo sviluppo dell’offerta (joint design, contributo alle strategie di go-to-market e partecipazione alla fase di post vendita all’interno delle community).
Il 9% è però consapevole della necessità di essere più selettivi nella scelta dei clienti, privilegiando la redditività dei singoli anche se questo significa non operare più su tutti i mercati e su tutte le customer base disponibili.
Quando vince il prezzo
Tuttavia, diverse aziende oggi si stanno chiedendo se valga la pena di investire grandi quantità di energie e risorse sulle reti di distribuzione, sui canali di interazione, sull’ampliamento dell’offerta, sulla capacità di segmentare la propria clientela quando i clienti sembrano essere esclusivamente interessati ad ottenere prezzi più bassi e sono in grado di incrinare la relazione con l’azienda semplicemente attraverso un post o un tweet negativo.
Sarà per questo che dalla ricerca emerge una contrazione della percentuale di intervistati che considera la customer intimacy come principale strategia di differenziazione (-12 punti, per un totale del 41%), a favore dell’eccellenza operativa (+3 punti, per un totale del 33%) e soprattutto della superiorità del prodotto (+12 punti, per un totale del 26%).
Le aziende stanno dunque utilizzando tutti i mezzi a loro disposizione per presentare offerte che siano realmente differenziate, sia in termini di concept sia nel modo in cui vengono introdotte sul mercato, definendo con cura i prezzi e selezionando canali sempre più integrati, con l’obiettivo di rafforzare la customer experience.
Le aziende devono essere in grado di industrializzare le relazioni con la clientela e di ottimizzare il mix offerta-canale- cliente senza omogeneizzare eccessivamente il proprio approccio.
Nella maggior parte dei casi questo è possibile oggi grazie alle nuove tecnologie, che permettono di ampliare, quasi senza limitazioni, la propria gamma di prodotti (utilizzando cataloghi dinamici basati su elementi modulari attraverso cui i clienti possono selezionare ciò che desiderano), espandere le piattaforme di interazione dei processi aziendali (dalla progettazione del prodotto fino ai servizi post-vendita), adottare modelli di prezzo dinamici e sistemi di pagamento correlati al profilo del singolo cliente, gestire la raccolta, l’archiviazione e il trattamento della totalità dei dati relativi ai clienti.
Altra condizione sarà passare da un approccio “tutto – ovunque e per tutti” a una strategia basata su offerte mirate in tempo reale, lanciate sui corretti segmenti di mercato utilizzando il canale appropriato: il 10% delle aziende intervistate si sta già concentrando sul targeting di clienti specifici e il 60% ha dichiarato che la personalizzazione dell’offering sarà al centro degli investimenti di customer intimacy per i prossimi due anni.
Queste strategie implicano una revisione dei modelli operativi delle imprese. In particolare, è necessario prediligere la scelta di location più decentrate e promuovere una cultura fondata su semplicità e trasparenza a concreto beneficio dei clienti.
Cambiano anche i sistemi
La revisione dei sistemi informativi è un altro dei temi all’ordine del giorno e l’ascesa del cloud permette di rispondere alle crescenti esigenze di scalabilità e flessibilità finanziaria. Fattori, questi, sufficienti per facilitare la rapida espansione dei sistemi di Customer relationship management e determinanti anche nell’ambito di un processo di riorientamento delle risorse di marketing e sales verso la creazione di soluzioni sempre più personalizzate.
Infine, il lancio di progetti big data permette alle aziende di trovarsi nelle condizioni giuste per generare, interpretare e condividere tutte le informazioni di cui sono a conoscenza sui propri clienti, sfruttando al massimo dati che spesso non sono strutturati e che provengono da fonti diverse, come Crm interni, social media, partner.
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