Virtualizzare il desktop nuovo focus di Citrix

«Gli ultimi annunci, all’interno di XenDesktop 4, riposizionano la strategia di Citrix sulla virtualizzazione del desktop – ha esordito in questa intervista Aldo Rimondo country manager della filiale italiana -. Rispetto al passato, dove il nostro mess …

«Gli ultimi annunci, all’interno di XenDesktop 4, riposizionano la strategia di Citrix sulla virtualizzazione del desktop – ha esordito in questa intervista Aldo Rimondo country manager della filiale italiana -. Rispetto al passato, dove il nostro messaggio è sempre stato quello della virtualizzazione end to end, con una serie di tecnologie che vanno dal desktop fino al consolidamento del server, con XenServer che era in diretta concorrenza con Vmware e con Microsoft, con questo annuncio la società si concentra sul desktop».

Come ha osservato Rimondo, sono tre i driver che spingono in questa direzione: uno è dato dalle dichiarazioni degli analisti, secondo i quali entro il 2013 il mercato del desktop avrà un valore di 65 miliardi di dollari, il che vuol dire che il processo di virtualizzazione dei server è già dato per consolidato, anche perché più semplice, mentre sono più complesse le implicazioni legate ai desktop. Per cui le organizzazioni, soprattutto quelle più grandi, hanno iniziato ad affrontare l’aspetto di gestione dell’utente finale, che diventa il secondo driver, mentre il terzo è dato dai cambiamenti tecnologici, in particolare Windows 7.

«Gli It manager si troveranno, dunque, di fronte alla necessità di valutare una serie di nuovi investimenti perché se si virtualizza il pc, significa delegarne al centro la gestione, e quindi diventa un elemento logico, che non necessita delle componenti di un pc non virtualizzato, come il profilo utente, l’applicativo e il sistema operativo. Concettualmente in ottica di virtualizzazione del desktop, noi proponiamo di svincolare l’hardware e l’utente rispetto alle tre componenti prima citate, portarle al centro, per cui l’abilitazione a nuove figure e funzioni diventa più facile».

All’interno di un’organizzazione ci sono diversi profili professionali, per cui Citrix li ha mappati e inseriti all’interno di un’unica tecnologia, che la funzione It può declinare in base alle diverse esigenze.

«Dal nostro punto di vista – ha ripreso Rimondo – non ha senso, come fanno alcuni concorrenti, semplicemente virtualizzare il pc, perché in questo modo se si ha mille utenti e vengono tutti gestiti al centro, si è solo riusciti a spostare il problema. L’approccio che noi riteniamo corretto è quello di offrire una tecnologia che è diversa a seconda del profilo utente. Per esempio se c’è un operatore che all’interno delle Usl deve prendere le prenotazioni degli esami, non ha bisogno di un pc e in questo caso gli diamo una soluzione che all’interno della stessa tecnologia si adatta al suo ruolo. Oggi abbiamo declinato sei funzioni, e FlexCast è la tecnologia che consente queste diverse declinazioni che vanno dal profilo più semplice a quello più evoluto. Tecnologicamente, quindi, non stiamo proponendo un nuovo prodotto ma un diverso approccio focalizzato sulla gestione dell’utente».

Per realizzare questo approccio, cinque sono le componenti che entrano in gioco: la prima è la possibilità di potersi collegare da qualsiasi device, in ogni momento e da qualunque posto. Secondo elemento, nel momento in cui un utente accede da una postazione virtualizzata a Word o a Excel, i tempi di risposta devono essere gli stessi a cui era abituato in precedenza, per cui Citrix ha introdotto la tecnologia Hdx user experience, che essenzialmente ha l’obiettivo di mantenere, se non migliorare, l’esperienza che un utente aveva prima con un pc. «E questo è un punto su cui ci sentiamo più avanti della concorrenza» ha sottolineato Rimondo. Terza è FlexCast prima accennata, mentre On demand application con XenApp vuol dire che all’interno di XenDesktop c’è anche la tecnologia precedente, e infine architettura aperta significa che c’è la possibilità di integrazione con Vmware, che ha un ambiente più chiuso.

«Quindi ci tiriamo fuori dal concetto di virtualizzazione end-to-end ma non cancelliamo le tecnologie presenti, nel senso che abbiamo appliance hardware per l’ottimizzazione della rete, per la generazione di applicazioni, tutte componenti che manteniamo perché sono tecnologie a contorno dell’offerta, richieste dal mercato che semplificano e migliorano progetti di questo tipo».

La vulnerabilità è un altro punto importante che riguarda la virtualizzazione del posto di lavoro. Dal momento che le funzioni sono centralizzate, come ha ribadito Rimondo, ne guadagna la sicurezza. Citrix, inoltre, ha delle tecnologie al proprio interno che consentono di monitorare ogni singola operazione dell’utente. In questo caso, tuttavia, ha puntualizzato «interviene anche il discorso della privacy, per cui non sempre vengono utilizzate con facilità, ma quando per esempio si tratta di transazioni bancarie, avvertendo le persone che ogni singola operazione viene monitorata, si possono utilizzare». In sintesi, nei confronti della vulnerabilità tre sono gli aspetti a vantaggio del pc virtualizzato: il primo è quello della sicurezza, il secondo dei dati, in quanto se viene rubato un pc virtuale non vengono rubati i contenuti, ma solo l’involucro, il terzo elemento è che in caso di calamità naturale è possibile ricostruire l’ambiente It se i dati sono gestiti con un approccio di business continuity.

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