Waze è un’app-navigatore che si è sempre caratterizzata per la rilevante componente di community: gli utenti possono “vedersi” tra loro mentre viaggiano, possono segnalare eventi collegati al traffico (anzi, sono incoraggiati a farlo) e anche interagire fra loro. È anche per questa caratterizzazione che Google ha acquistato l’app e il servizio, pensando a sue possibili evoluzioni.
Una di queste evoluzioni è già stata attivata in Israele – nazione in cui Waze è nato – ed esportata su piccola scala negli Stati Uniti. Si tratta di Waze Rider, un servizio di (quasi) car sharing – o meglio car pooling – in cui gli utenti di Waze si scambiano passaggi in macchina se fanno regolarmente lo stesso tragitto. L’esperimento deve aver funzionato, perché Google ha deciso di estenderlo a diverse altre città degli USA.
Waze Rider non è propriamente un servizio alla Uber, nel senso che non prevede la richiesta di passaggi estemporanei come se si chiamasse un taxi. È più orientato ai pendolari o perlomeno prevede che il conducente segua un percorso prefissato – ad esempio il tragitto da casa al lavoro e viceversa – e altre persone chiedano un passaggio per una tratta di quel percorso. Anche il compenso ricevuto è quasi simbolico: l’equivalente di 30-35 centesimi di euro a chilometro.
Waze Rider promette quindi di essere una via di mezzo tra Uber, il car sharing e servizi come BlaBlaCar. L’elemento rilevante è che c’è dietro Google, che difficilmente si mette in campo direttamente per qualcosa che non voglia poi portare avanti.