Si è svolta a Bologna alla presenza di 400 partner e 24 vendor espositori la convention Wildix, una due giorni organizzata dalla società trentina che, nata nel 2004, è ormai strutturata per configurarsi a pieno titolo come una multinazionale attiva nei sistemi di Unified communication.
A dirlo sono oltre 8mila installazioni in tutta Europa, tra cui tutti i caselli di Autostrade per l’Italia e i negozi H&M in Francia, dove Wildix ha aperto un ufficio commerciale fin dal 2011 seguito, a inizio 2014, da una presenza diretta anche da Monaco di Baviera.
A darle ulteriore respiro internazionale, in aggiunta al centro R&D inaugurato fin dai primi anni di attività a Odessa, in Ucraina, oggi ai primi posti nella lista stilata da Gartner sui Paesi che esportano più “codice”, ci pensano la logistica spostata in Olanda (Paese scelto anche per sperimentare il cloud) e l’investimento annunciato l’anno scorso a Tallin, in Estonia, dove Wildix ha deciso di trasferire la propria sede definendolo, in una video intervista rilasciata a 01net, “il Paese probabilmente più digitalizzato d’Europa”.
I numeri del 2016, la Pa, lo sbarco negli States
A poco più di un anno dall’ennesima evoluzione fin qui descritta, la società pensata, voluta e creata dai fratelli Stefano e Dimitri Osler (di cui Emiliano Tomasoni, dell’area marketing di Wildix, ha ricostruito la genesi in un divertente crogiuolo di aneddoti intitolato “Il codice Wildix. La vera storia del centralino blu”, illustrato da Laura Piaz, che si occupa delle attività marketing per la sede tedesca di Wildix – ndr), ha annunciato numeri e fatturato in crescita in tutte le aree geografiche in cui è presente e l’apertura di un nuovo ufficio commerciale negli Stati Uniti.
Nel dettaglio a cura del CEO, Stefano Osler, la Germania, dove con circa 130 partner all’attivo e un fatturato di 600mila euro Wildix sta ancora lavorando per selezionare e far crescere il proprio canale, ha incrementato i risultati di quasi il 90 per cento. A sua volta, la Francia, dove i partner sono già 200, il fatturato è arrivato a sfiorare i due milioni di euro, registrando una crescita del 57 per cento rispetto al 2015, grazie anche a clienti del calibro di Intersport e Le Petit Chaperon rouge, nota catena di asili nido.
Infine, l’Italia, «dove aumentano le crescite e diminuiscono le percentuali di crescita», Wildix ha totalizzato 4,7 milioni di euro, per un aumento anno su anno pari al 17 per cento.
Pur non focalizzati sulla Pa, «a ottobre dello scorso anno – dettaglia Osler – abbiamo anche concluso positivamente con Vitrociset, system integrator compartecipato dal Ministero del Tesoro, e con Vodafone, la gara T7 indetta da Consip e siamo ora nel novero dei produttori da cui, per i prossimi 18 mesi, l’amministrazione Pubblica italiana potrà comprare sistemi di comunicazione».
Risultati primi in termini di punteggio tecnico, con un peso di 60 punti su 100 in fase di valutazione, «da questa opportunità – puntualizza Cristiano Bellumat, direttore commerciale di Wildix – non ci aspettiamo volumi di fatturato eclatanti, quanto una brand awareness diffusa per consolidare il nostro nome nel mercato dei grandi integratori di sistema».
Non ultimo, a giugno dello scorso anno, prestato ascolto a Gartner, cui Wildix fa riferimento sia per la consulenza sulla parte It sia per la strategia commerciale, l’azienda di Bolzano ha, poi, abbandonato l’idea di aprire in Spagna o in Inghilterra, per rivolgere lo sguardo Oltreoceano.
Come spiega ancora Osler: «Lo abbiamo fatto soprattutto per una questione di immagine: un marchio di Uc che non è presente negli Stati Uniti, patria indiscussa di questa tecnologia, sembra avere qualcosa che non va».
Così, dopo aver attivato un primo partner in Texas, al momento del primo vero incontro vis-à-vis, il team di Wildix ha conosciuto Robert Cooper, un recente passato in Aastra e in una startup focalizzata in ambito contact center, ingaggiato per l’occasione con un ruolo da consulente per “far le pulci” a tecnologia e società italiana in visita.
«Colpito dalla completezza delle funzioni e dalla semplicità d’uso del nostro prodotto – continua Osler – è stato lui a richiamarci proponendoci di supportare Wildix nell’apertura di un ufficio commerciale in America, cosa che abbiamo fatto aprendo a Columbus, in Ohio, vicino al Canada, dove Cooper vive, e assumendo contestualmente un tecnico di origini bulgare, che vive negli States da venticinque anni, e che ha il vantaggio di parlare russo come tutti i nostri sviluppatori».
Partiti a ottobre 2016, a oggi Wildix conta già una decina di partner, Avaya in primis, ma anche Mitel (nel medesimo periodo di tempo, in Germania, erano solo due – ndr), «mentre continuano ad arrivarci richieste di attivazione da tutte le parti del mondo».
Per tutte le realtà che gravitano nel suo universo, Wildix ha strutturato un processo online per seguire interamente da remoto sia la fase di selezione sia di supporto per la prima installazione.
E i numeri parlano chiaro: nel 2016, a livello globale, si sono verificate 1.900 nuove attivazioni di sistema, di cui 400 nel cloud.
I cardini della relazione con l’ecosistema dei partner
A pagare, nel caso di Wildix, è anche una politica commerciale improntata da tempo da Bellumat su una programmazione “imposta” ai partner a inizio anno e sulla quale si basa l’intero processo di pianificazione finanziaria.
Una pianificazione che fa anche da “filtro”, volta com’è a tener fuori i basso-spendenti, ossia le realtà focalizzate sul prezzo e sulla tecnologia “mordi e fuggi”, che non investono sulle competenze.
«Il supporto formativo, non solo tecnico, anche in area commerciale per interagire con la nostra tecnologia, sta dando i suoi frutti – spiega il direttore commerciale -: siamo i primi vendor ad aver portato la Ucc in ambiente Html5, i primi a inserire il protocollo webRTC nella nostra tecnologia e a fare marketing specifico per i nostri clienti».
Formazione ad hoc
Decisa a investire per far crescere le competenze dei partner, Wildix ha già pronte le date (6-7-8 aprile, a Bologna) di una sessione formativa Unified Communication and Collaboration Sales Specialist, mentre il 5-6-7 ottobre sarà la volta di una sessione “Tech Specialist” per replicare l’offerta di contenuti e metodologie per il mantenimento e il rafforzamento della clientela dei partner già realizzata lo scorso anno in scouting con alcune realtà.
Il costante supporto e lo sviluppo proattivo da Odessa fanno il resto e permettono all’ecosistema creato di «contare su modifiche immediate e su una tecnologia cloud che Wildix ha pronta da tempo e che può consentire al nostro canale di acquisire nuove quote di mercato».
Integrazioni, webRTC e cloud
Di queste se ne occupa direttamente Dimitri Osler, CTO di Wildix, che a Bologna ha festeggiato i 35 anni annunciando ai partner l’integrazione dei servizi Wildix con Microsoft Office 365 e Outlook 2016 «in cui abbiamo inserito la presence proveniente dalla nostra collaboration che, di fatto, sostituisce in toto Skype for Business».
Oltre al prosieguo della collaborazione con Google, e all’integrazione con Ibm Notes e Connections, la piattaforma di Big Blue per la collaborazione aziendale in realtà da 500 utenti in su, Wildix ha poi annunciato una collaborazione con Zendesk per il rilascio di un’integrazione telefonica per la gestione dei ticket su cloud realizzata assieme a un partner olandese.
Tra le novità annunciate, «anche la parte di videoconferenza completamente basata su webRTC e lo sviluppo in Cina di una piattaforma audio e una parte di camera che si integra con il browser Chrome e l’aggiunta di un servizio di registrazione», mentre in termini di cloud, Wildix continua a lavorare per incorporare tutti i vantaggi delle Ucc sulla nuvola.
Chiudono il cerchio il rilascio di due nuove versioni delle app per Android e iOS per supporto per la videoconferenza Wildix, anche su iPad e iPhone, «mentre siamo i primi al mondo ad aver integrato webRTC con i sistemi di videosorveglianza per consentire a chiunque, da qualsiasi browser, di collegarsi a telecamere remote per effettuare interazioni anche di tipo domotico».