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Wind-Tre: entra ZTE ed esce Ericsson

Anche se la notizia non è ancora ufficialmente confermata, sembra ormai certo che il contratto da 1 miliardo di euro  per il consolidamento e l’ammodernamento delle reti Wind e 3, necessario a seguito della fusione societaria tra le due aziende, che diverrà effettiva con il nuovo anno è stato assegnato a ZTE.

Si parla di un’operazione di dismissione e di riconversione da effettuare sugli oltre 25.000 siti di cui le due società dispongono.
Per il 40 per cento di questi sarebbe decisa la dismissione, mentre ZTE dovrebbe prendere in carico le attività di ammodernamento al 4G (in attesa del 5G) di più di 10.000 stazioni.
L’operazione richiederà da due a tre anni per la sua realizzazione, ma al termine dello swap l’intera rete sarà di fatto realizzata con base station ZTE.
L’arrivo dell’azienda cinese, che qualche analista vede direttamente collegato alla presenza di Hutchinson Holdings nella compagine azionaria, con il 50 per cento del capitale, segna una netta cesura con il passato, dal momento che esce di scena Ericsson, storico partner di Wind e outsourcer de facto di tutta l’infrastruttura 3.
La nuova Wind-3 sarà di fatto l’unico operatore italiano ad affidarsi a un solo fornitore, contrariamente a quanto hanno fatto e continuano a fare i suoi competitor, che sono soliti lavorare con più player sia per gestire meglio le marginalità sui prezzi sia per avere maggiore flessibilità nei tempi di realizzazione e intervento.

ZTE ritorna, ma Ericsson rischia 

Per ZTE si tratta di un ritorno in grande stile, dopo qualche anno un po’ sotto tono. Un ritorno nel quale si trova a fronteggiarsi non tanto con gli altri provider europei, quanto con Huawei, che nel frattempo ha puntato fiches importanti su questi stessi mercati.

Quanto a Ericsson, il problema è pesante. Secondo indiscrezioni di queste ore la società potrebbe arrivare a tagliare un quarto della sua forza lavoro nel nostro Paese, qualcosa come un migliaio di posizioni proprio a seguito della nuova assegnazione del contratto, andando a incrementare così il già massiccio piano di licenziamenti in atto da qualche mese.

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