Due ore abbondanti fitte fitte di novità e anticipazioni: questo è stato il keynote di apertura della WWDC 2016, che ha inaugurato la settimana di seminari e conferenze dedicati agli sviluppatori di applicazioni per le piattaforme Apple, un mercato che ha raggiunto valori strabilianti. I dati li ha sciorinati lo stesso Tim Cook: 2 milioni di app disponibili su App Store, 130 miliardi di download per un fatturato di 50 miliardi di dollari girato da Apple direttamente agli sviluppatori (5 mila quelli presenti quest’anno a San Francisco, su un totale di circa 13 milioni di sviluppatori Apple nel mondo). Numeri da capogiro, alla faccia del recente calo di vendite di iPhone e iPad.
Apple deve sicuramente tirare fuori dal cilindro qualcosa di nuovo, di “rivoluzionario”, ma nonostante le tante aspettative che come al solito hanno preceduto anche questo keynote, non era in effetti questa la sede, non era questa la platea giusta a cui presentarle. Come da tradizione, Apple ha anticipato le novità delle prossime incarnazioni dei suoi sitemi operativi che a questo punto si declinano in quattro varianti omogenee anche nella nomenclatura: iOS, watchOS, tvOS e il ribattezzato macOS che manda in pensione, dopo oltre 15 anni di onorata carriera, il nome OS X (prima ancora noto come Mac OS X).
Le novità, dicevamo, sono state tante, a tratti perfino troppe o troppo poco di sostanza. Ecco, a caldo, una veloce riflessione sulle cose che ci sono piaciute e quelle meno.
Il nuovo watchOS 3 rappresenta sicuramente la novità più radicale. Da quanto si è visto durate il keynote, è il sistema operativo che avrebbe dovuto avere Apple Watch già al suo debutto. A Cupertino ci sono arrivati invece quasi un anno e mezzo dopo. La nuova versione rivoluziona totalmente l’interfaccia dello smartwatch rendendolo per molti versi più coerente con quella di iPhone e iPad (il dock per le app più utilizzate ad esempio) e addirittura migliora radicalmente le prestazioni del watch stesso: è inspiegabile come con lo stesso hardware ora le app si aprano istantaneamente mentre prima avevano tempi biblici. Se c’era spazio per ottimizzare il software perché non averlo fatto subito (visto che tra l’altro era una delle cose più criticate di Apple Watch e frustanti per noi utenti)? Misteri della Mela. Dopo un anno e mezzo passato a presentare nuovi cinturini per fashion addicted, Apple ha finalmente deciso di lavorare seriamente sulle funzioni. E lo ha fatto sul modello esistente, senza un nuovo hardware.
Tantissime le novità per iOS 10. La più importante per gli sviluppatori è finalmente la tanto attesa apertura di Siri alle applicazioni non sviluppate da Apple stessa. Le nuovi API, giusto per fare un esempio, permetteranno ad applicazioni come WhatsApp di sfruttare le funzioni di dettatura dei messaggi e più in generale di regalare a Siri il dono dell’ubiquità come modalità di interazione con iPhone e iPad: qualsiasi app potrà sfruttare appieno l’assistente vocale di Apple. Insieme all’integrazione in macOS, le API per iOS sembrano dimostrare che con Siri Apple abbia finalmente deciso di fare sul serio.
Per noi utenti, le novità di iOS 10 che vedremo da subito sono comunque altre, e tante. Anche con iOS sembra che Apple questa volta abbia deciso di concentrarsi sulle funzionalità e quasi per niente sull’estetica. Al punto che almeno in un caso ci è parso che a Cupertino abbiano addirittura esagerato. La nuova versione dell’app Messaggi è stata infarcita di tantissime funzioni che sembrano più puntare a stupire, all’effetto speciale che ad altro. Gli effetti pirotecnici nei messaggi sposteranno davvero gli utenti da WhatsApp (et similia) a Messaggi? A noi resta il dubbio che forse una versione per Android dell’app di messaggistica di Apple avrebbe sortito un risultato migliore in questo senso.
Il sistema operativo dei Mac cambia nome, macOS, e la nuova versione si chiamerà Sierra (al solito verrà rilasciata per tutti in autunno). Anche qui le novità sono davvero tante, alcune profonde: il nuovo file system APFS che prenderà il posto di HFS+ ad esempio. L’implementazione di Siri era la più attesa e anticipata dai rumors. Ebbene sì, si potrà finalmente interagire a voce anche col Mac e qui Siri offrirà funzioni anche molto più evolute di quello che abbiamo sperimentato fino ad ora con iPhone, iPad, Apple Watch e Apple TV. Apple ci arriva con un inspiegabile ritardo (qualcuno con il suo Cortana ci è arrivato decisamente prima) ma non è la prima volta: anche in passato Apple è arrivata ultima nell’integrare tecnologie e funzioni che sembravano ormai scontate. E come in passato ci auguriamo che la differenza la faccia il modo in cui Apple le ha implementate: funzioni che funzionano e che sono realmente utili per l’utente.
Viste la valanga di novità di questo keynote, e l’affidabilità non sempre al top da un po’ di tempo a questa parte dei software Apple, la cosa più importante è più che mai questa. Non resta che aspettare le versioni definitive dei nuovi sistemi operativi per essere certi che tutto funzionerà come si pretende dai prodotti Apple.