Dopo Carol Bartz e dopo Scott Thomson torna una guida in rosa per Yahoo. E’ Marissa Mayer e viene da Google. Era il cartellino numero 20 della società.
E’ una donna e viene da Google il nuovo Ceo di Yahoo.
La società ha scelto infatti Marissa Mayer, 37 anni e dipendente numero 20 di Google, per trovare una strada che le consenta di recuperare il terreno perduto a favore della stessa Google o di Facebook.
A Mayer, ingegnere, viene accredidato lo sviluppo dell’interfaccia di Google, oltre a un grande focus sull’utente finale. E l’entusiasmo con il quale si dice abbia accettato l’incarico mette di certo in luce anche una certa passione per le sfide.
Una guida in rosa, dunque, come quella scelta da Hp, con Meg Whitman, o da Ibm, con Virginia Rometty, o ancora da Xerox, con Ursula Burns.
Di certo a nomina ha destato molta curiosità: sembrava difficile che Yahoo potesse aspirare a un Ceo di questo calibro e di questa esperienza, anche se qualcuno sottolinea come con il cambio della guardia in Google, e il passaggio di responsabilità tra Eric Schmidt e Larry Page, a perderci sarebbe stata proprio lei, esclusa dal gruppo dei top executive con riporto diretto al Ceo.
Il suo compito, tuttavia, non è facile.
La sua nomina arriva dopo l’abbandono di Scott Thomas, da sei mesi alla guida di Yahoo, dopo le polemiche sulle sue credenziali accademiche.
A sua volta Thomas aveva sostituito Carol Bartz, alla quale il board non aveva offerto giustificazioni per non essere riuscita a rimettere l’azienda sulla strada del recupero.
Da Mayer gli analisti si aspettano una nuova visione.
Le sue prime dichiarazioni guardano a Yahoo sia in veste di media company, sia in termini di realtà tecnologica. Una dicotomia che per Mayer non è contraddizione, ma constatazione della realtà dei fatti.
Naturalmente, anche se asseumerà formalmente il ruolo alla vigilia della presentazione dei risultati della trimestrale, Mayer considera del tutto prematura qualsiasi dichiarazione o ipotesi di ristrutturazione.
Di certo, dovrà consolidare la squadra intorno a sé, soprattutto cercando un legame forte con Levinsohn che ha retto l’azienda nell’interim del dopo Thomson.