Zanni: «Sco persegue i propri interessi»

Il regional manager per il Sud Europa chiarisce la posizione della società, che per ora non ha intrapreso alcuna azione legale.

16 maggio 2003 All’indomani dello scoppio della
“bomba”, abbiamo incontrato Orlando
Zanni
, regional manager per il Sud Europa di Sco
Group, al quale abbiamo chiesto alcuni chiarimenti rispetto alla posizione della
società.
“In primo luogo cerchiamo di capire qual è
la notizia
– ha esordito Zanni -. Sco ritiene di avere l’evidenza che
vi sia un utilizzo illegale di software Unix, dunque coperto da
proprietà intellettuale, all’interno del sistema operativo
Linux

.
In questa fase, è la puntualizzazione necessaria di Zanni, non vi è alcuni riferimento a persone (dunque Linus Torvalds) nè ad aziende (le distribuzioni Linux). Nè questa presa di posizione è legata ad un’altra azione legale (quella nei confronti di Ibm) intrapresa nelle scorse settimane.
“Sco non dice
che vi sia un colpevole. Sco dice che vi è un fatto. E lancia
un warning: esiste un elemento di illegalità nell’utilizzo di Linux. Non si
stanno facendo cause, non si stanno facendo individualizzazioni. Ma, per una
ovvia logica di coerenza, Sco ha deciso di sospendere l’attività Linux e la
commercializzazione di Sco Linux in attesa che questa problematica venga
chiarita”

.
Detto tutto questo, viene da domandarsi se davvero Sco non era in condizione di accorgersene prima.
“Attenzione – precisa Zanni -. Sco è entrata
nel mondo Linux con una acquisizione nel 2001. Dopo il rebranding da Caldera a
The Sco Group, vale a dire a metà dello scorso anno, è stata varata l’iniziativa
Sco Source, con la quale l’azienda ha deciso di valorizzare i
propri asset, il primo dei quali è la proprietà intellettuale di Unix. Se
avessimo chiuso gli occhi su questa anomalia che abbiamo notato, avremmo
danneggiato la nostra azienda in uno dei suoi asset principali e saremmo venuti
meno alle nostre responsabilità nei confronti degli azionisti”

.
Ma a questo punto Zanni ritiene importante fare altre
precisazioni: “Non abbandoniamo il mercato, ma sospendiamo
le attività in attesa di un chiarimento. Non c’è nessun atteggiamento negativo
nei confronti dell’open source, anzi. Solo che in questi termini Linux non è
open source. Non vogliamo andare in litigation, per questo non abbiamo avviato
un’azione legale, ma lanciato un warning. Anche se non abbiamo
intenzione di recedere dalle nostre posizioni. Abbiamo fatto un passo: ora tocca
ad altri fare i loro e dare delle risposte”

.
Posto dunque che il problema esista, come pensa Sco di risolverlo?
“Al momento non è dichiarato. Aspettiamo delle
risposte”.


E UnitedLinux
?
“Sospendiamo le vendite a nuovi clienti. Però
continuiamo ad onorare i contratti esistenti, di manutenzione e supporto, anche
rinnovandoli qualora siano in scadenza. Non usciamo dal consorzio, ma
continuiamo a rispondere agli obblighi del consorzio stesso. È chiaro, però, che
per coerenza fino a quando questo problema non sarà risolto non parteciperemo
allo sviluppo di UnitedLinux 2.1. Dichiariamo altresì che chi ha acquistato il
nostro Linux è sollevato da problemi di infringement. Ed è ancora per coerenza,
ribadisco, che abbiamo sospeso l’attività di commercializzazione verso nuovi
clienti: vogliamo evitare che la nostra presa di posizione venga letta come la
pretesa di essere gli unici detentori della legalità di Linux.”
. Quanto
all’impatto che questa azione avrà sulla comunità open source, Zanni è
tranquillo: “Se Sco dovesse aver torto, è pronta a
rispondere delle conseguenze della sua presa di posizione. Ma se ha ragione,
anche il mondo open source avrà la possibilità di risolvere un problema di
legittimità”
.

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